Sunday, November 2, 2008

7 DICEMBRE

Oggi e' il 7 Dicembre, 2007 - Una data che restera' segnata nell'infamia - Cosi' il Presidente Franklyn Delano Roosevelt dichiaro' il 7 Dicembre 1941 quando i giapponesi attaccarono a sorpresa la base navale americana di Pearl Harbour.
A quei tempi ero ancora in Italia, avevo solo 6 anni. La mia citta' natale, Genova, era continuamente bombardata dalla RAF inglese (Royal Air Force).
Nella mia beata incoscienza, i continui bombardamenti erano per me, non dico un divertimento, ma senz'altro un avvenimento eccitante. L'unico inconveniente era che capitavano sempre nel mezzo della notte - le sirene ti svegliavano, e dovevi traslocare in fretta e furia nei rifugi antiaerei.
Non mi rendevo assolutamente conto delle preoccupazioni, del terrore, della disperazione dei miei genitori e di tutti gli altri adulti che - poveretti! - non sapevano se, ritornando a casa al cessato allarme, avrebbero trovato la loro casa ancora in piedi.
Eppure il loro terrore era evidente, la loro disperazione era dipinta sui loro visi ogni qualvolta si udiva lo scoppio di una bomba nel vicinato: "O Santa Madonna!... Chissa' quale palazzo sara' stato colpito.". Ma io non ci facevo caso.
Quegli stessi scoppi erano per me un Bim! Bum! Bam! esilarante, qualcosa come le esplosioni di Capodanno, una specie di Luna Park. "Oh! Senti, mamma! Un altro scoppio! Gli aereoplani stanno sganciando bombe! Posso andare a vederli?"
Subito dopo quel 7 Dicembre, si misero in moto anche gli americani, e la loro aviazione non usava mezzi termini. Non si accanirono contro bersagli italiani con la stessa ferocita' che usarono a Dresden in Germania, o Hiroshima e Nagasaki in Giappone, ma fecero senz'altro sentire la loro presenza.
Ciononostante, non serbai mai alcun rancore contro gli Stati Uniti, anche quando diventai un giovanottino e mi resi conto di cio' che era successo. Anzi, gia' dall'eta' di 13 anni sognavo di andare negli Stati Uniti, ed ebbi la buona fortuna di riuscire ad emigrare tre anni dopo.
La mia vita, la mia vera vita comincio' il 28 Novembre 1951, il giorno in cui arrivai negli Stati Uniti. I primi 16 anni della mia vita furono un periodo di quasi totale anonimita', 16 anni spesi appunto aspettando quella data - un tratto di tempo cosi' indefinito che lo ricordo a mala pena. Infatti, gli unici nitidi ricordi che ho di quei primi 16 anni sono alcuni eventi legati al mio espatrio.
Rievocando quei giorni mi riempe di un piacevole torpore - e' quello stesso umore sereno che ti avvolge ogni qualvolta ti abbandoni ai ricordi della gioventu'.
Lo so, lo so... Non dovrei dimenticare che ho il dovere - IL SACRO DOVERE! - di identificare e sbarazzare il mondo dai parassiti, ecc., e non dovrei permettere a queste dolci nostalgie di sviarmi dalla mia nobile missione. Ma il fatto e' che, sotto sotto, sono un bonaccione.
Si', e' vero, ogni tanto ho qualche pensiero omicida, come tutti gli altri, d'altronde. Anche voi li avete, vero?... Belin! Spero non sii soltanto io.
Ad esempio, vi dico gia' da adesso che se leggessi sul giornale di domani che hanno assassinato Oprah Winfrey non spargerei nemmeno una lacrima. Anzi, quasi sicuramente vedreste sul mio viso l'ombra di un sorrisetto compiaciuto.
Perche', mi domandate? Questo e' totalmente pazzesco perche' non ho nemmeno una buona ragione. Non ho mai visto lo show televisivo della Winfrey - ma ne ho le palle piene di sentire tutti dire: "Oprah Winfrey ha detto questo, Oprah Winfrey ha fatto quello, Oprah Winfrey bla, bla bla...", manco fosse la sorella di Gesu' Cristo.
E no! Non si tratta di razzismo! Vi dico gia' da adesso che se con la stessa raffica di pallottole cadessero al suolo pure Dr. Phil e Martha Stewart quel sorrisetto compiaciuto scomparirebbe. Mi sbellicherei dalle risate.
Va Bene?

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